Oltre 220 gli elaborati arrivati alla giuria dagli istituti di pena di tutta Italia, segno che il Premio letterario Carlo Castelli, per i ristretti che hanno voglia di esprimersi attraverso la scrittura anche per far conoscere la propria realtà a chi è fuori, è ormai considerato un’istituzione, tanto da aver ricevuto il patrocinio del Dicastero Vaticano per la Comunicazione, della Camera, del Senato e del Ministero della Giustizia italiani. E la straordinarietà di un’edizione ricaduta proprio nel 25.mo anniversario dalla morte del volontario penitenziario da cui il concorso prende in prestito il nome, è sottolineata dalla presidente nazionale della Società San Vincenzo De Paoli, Paola Da Ros: “Quest’anno, per la prima volta in tanti anni, alla premiazione hanno potuto partecipare tutti e tre gli autori degli elaborati premiati, una ristretta ha dovuto attraversare quasi tutta l’Italia per venire a Torino – racconta a Vatican News – per questo è stata una forte emozione ascoltare i testi letti dalle loro voci, ringraziamo del fatto che questo sia stato possibile”.
La speranza vince sempre… anche i premi letterari
Al primo posto si è classificato il testo “Con le mani sfiorite” scritto da una detenuta che, pur ripercorrendo i fatti più dolorosi della propria vita senza edulcorarli, non si lascia vincere dalla disperazione, ma, anzi, permette alla speranza di entrare nella sua cella e di tornare a illuminarle la vita. “Questo racconto è stato premiato con il consenso unanime della giuria – testimonia la presidente – la speranza di cui si parla qui non è la speranza di riconquistare una libertà effettiva, ma la libertà interiore, assai più importante. Questa è un po’ la sintesi dello spirito vincenziano e poi, come dice Papa Francesco, le carceri dovrebbero sempre avere una finestra e un orizzonte da vedere anche quando la pena è perpetua, perché senza orizzonte nessuno può cambiare”. Secondo, invece, si è piazzato lo scritto "Scene di una prigionia" e terzo "I... se...".
Un premio che non si esaurisce con la premiazione
Come sempre, la strada del Premio Castelli edizione 2023 è tutt’altro che terminata: per tutto l’anno, infatti, sono previste letture formative nei seminari e nelle scuole che porteranno i racconti fuori dalle mura carcerarie; punto di riferimento in questo senso sarà l’antologia che verrà data alle stampe e che conterrà oltre al racconto vincitore anche gli altri due testi premiati, che hanno al centro rispettivamente temi quali la povertà spirituale in carcere e il dramma dei suicidi, e i dieci che hanno ricevuto una menzione speciale. Quanto ai premi in denaro consegnati, in parte saranno devoluti a progetti riguardanti il mondo carcere e a tal proposito era presente alla premiazione anche un giovane ospite dell’ipm di Bari con un educatore di riferimento. “Credo che il nostro concorso abbia una grande valenza pedagogica – conclude Da Ros – ascoltare il racconto della vita che si fa in carcere, infatti, specie nelle scuole che sono il contesto principale in cui si forma la coscienza civile, aiuta ad allontanare i giovani dalla delinquenza”. A tal fine sono stati organizzati anche alcuni appuntamenti a latere della premiazione: l’incontro con le cooperative impegnate nel reinserimento dei detenuti, dal titolo “Carcere fuori. Realtà oltre le mura” e il corso di formazione per giornalisti “Il carcere visto da fuori” su come comunicare sulla stampa questa realtà, promosso dall’Ucsi, l’Unione cattolica stampa italiana.