«Il contagio della solidarietà vince ogni pandemia e ogni barriera» è il tema della XVI edizione del Premio Carlo Castelli per la solidarietà, il concorso letterario riservato ai detenuti delle carceri italiane promosso dalla Federazione nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli in collaborazione con Ministero della Giustizia, Camera, Senato, Pontificio Dicastero per la Comunicazione, Università Europea di Roma e con lo speciale riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La pandemia in atto sta causando gravi ripercussioni nei tanti aspetti della vita di tutti, e in ogni parte del mondo. A cominciare naturalmente dalla salute, che è il bene più prezioso, ma anche l’economia e tutte le attività organizzate, la cultura, le relazioni e, non ultime, le libertà personali, soggette a limitazioni anche pesanti per la prevenzione dei contagi.
Il carcere è da sempre luogo di privazione e di sofferenza. Questa situazione pandemica ha richiesto l’adozione di misure ancora più stringenti, riducendo al minimo indispensabile i contatti umani con l’esterno e quindi sospendendo i colloqui in presenza con i familiari, l’ingresso dei volontari, degli insegnanti e di tutti gli operatori coinvolti nelle diverse attività.
Tuttavia, proprio dal carcere, sono arrivati dei segnali importanti di solidarietà verso l’esterno. In molti casi si sono avviate iniziative destinate ad alleviare in qualche modo le sofferenze delle persone libere, trovatesi improvvisamente ad affrontare un male sconosciuto e insidioso, che si è preso la vita di molti e che molti altri ha ridotto in stato di povertà, per la perdita del lavoro, costrette a vivere di sussidi minimi e con prospettive quanto mai incerte.
Le persone detenute hanno così voluto sentirsi partecipi di quella gara di solidarietà che spontaneamente si è sviluppata un po’ ovunque. Anche loro hanno dato vita a raccolte di generi alimentari da destinare fuori ai più bisognosi, hanno messo insieme piccole somme il cui valore supera di gran lunga quello effettivo, per aiutare alcuni ospedali ad acquistare materiale indispensabile nel gestire l’emergenza. E poi si sono organizzati laboratori per produrre mascherine; insomma, è scoppiata quella che alcuni hanno definito “la pandemia della solidarietà”, un piccolo faro che ha brillato all’interno di tanto sconforto… Una sorta di ribaltamento dello scenario, di quella solidarietà che solitamente dal mondo esterno si proietta verso le persone detenute, che invece oggi sentono il bisogno di ricambiare quanto hanno ricevuto; di più, di donare a loro volta spontaneamente e disinteressatamente.
Un contagio positivo, questo, destinato ad alimentare la speranza di vincere i tanti mali che minacciano l’umanità, a sconfiggere l’indifferenza e gli egoismi, ad abbattere le barriere fisiche e morali che separano le persone relegandole nelle loro solitudini, nelle miserie e nella disperazione.