La speranza è un rischio da correre

Giornata del povero - San Basilio

Il 14 novembre 2021, in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri, si è celebrato il Santo Rosario nella chiesa di San Basilio in Roma. Pubblichiamo questo contributo di Rossana Ruggiero*

L'articolo è stato pubblicato anche su "L'Osservatore Romano"

La speranza è un rischio da correre

L’attesa fiduciosa della Società di San Vincenzo – Sede di Roma, della Parrocchia e della Conferenza Vincenziana di San Basilio nel veder realizzato il progetto Compagnia solidale San Basilio, si trasforma da mera illusione in realtà quando gli abitanti del quartiere hanno iniziato a chiedere aiuto non più solo di ordine economico, ma sanitario, legale, formativo e culturale. Ci hanno creduto Don Stefano Sparapane, parroco della chiesa di San Basilio, e Giuliano Crepaldi, presidente dell’associazione San Vincenzo di Roma, in questo Progetto che approda dopo anni di distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie bisognose del quartiere, ma tende in avanti ad un supporto del bisognoso tout court e guarda anche alla sua cultura, alla formazione e ad una chance per la ricerca di un lavoro, per chi non l’avesse ancora, o di uno nuovo per chi non l’avesse più.  Un Progetto che tenterà di cambiare la carta d’identità di chi si sente emarginato attraverso un decalogo di umanità che i numerosi volontari coinvolti metteranno in atto.

San Basilio, purtroppo, cova dentro di sé tante povertà e racconta molto in termini di bisogno. Per chi arriva da altri quartieri romani, appare un luogo animato da tanti colori e da scenari inaspettati, grandi spazi e aree verdi; una vetrina che, però, inganna, dietro la quale c’è il ricordo della floridezza di qualche decennio fa.

Don Stefano, più volte, ha descritto il quartiere un ghetto, una enclave chiusa, un reticolo di strade e slarghi abbandonati all'incuria e al degrado, poggiato sugli aiuti di molte associazioni di volontariato che si adoperano quotidianamente per dare nuova luce alla borgata, tuttavia dimenticata dalle istituzioni.

Gli abitanti del quartiere sopravvivono all’illegalità e alla disoccupazione che si fa sentire in modo prepotente; sopperiscono ai bisogni primari, ma la loro qualità di vita è macchiata dall’abbandono.

Don Stefano Sparapane, Giuliano Crepaldi e tutti i volontari della Parrocchia e della Conferenza Vincenziana, hanno concepito una nuova visione di aiuto, superando le logiche di far coincidere le buste piene di beni di prima necessità, con la giusta consolazione. Hanno pensato all’uomo e ai suoi bisogni di cura, di assistenza sanitaria, di supporto psicologico e alle difficoltà linguistiche e legali.

Tutto questo, non solo per rispondere alla povertà umana e ai bisogni dei luoghi confinati, ma per ridare speranza ad un territorio in cui non c’è nulla da costruire perché esiste già tutto ma, come una terra arida, ha bisogno di essere irrigata per portare frutto.

Di recente, il progetto Compagnia solidale San Basilio è stato presentato nei nuovi locali della Chiesa di San Basilio, da poco ristrutturati in cui medici, psicologi, avvocati e vari altri professionisti affiancati dai volontari, presteranno il loro servizio professionale da fratelli cristiani a tutti coloro che lo richiederanno.

Durante la benedizione dei locali e dello studio oculistico, la cui strumentazione è stata integralmente donata alla Società di San Vincenzo, Don Stefano ha precisato che lo sforzo dei volontari che si adopereranno per prestare questi servizi non è soltanto quello di dare qualcosa, ma di offrirlo col desiderio di far sentire l’affetto fraterno, la comunione, la solidarietà, la vicinanza. Ha parlato di umanità e della fortuna di essere cristiani, poiché “quello che abbiamo da offrire al prossimo è la nostra umanità. Noi, siamo stati fortunati perché abbiamo la grazia di essere cristiani, che ci rende più umani. La santità ci rende più umani. Curando o alleviando le ferite annunciamo le meraviglie di un Dio che si è fatto uomo e ci vuole bene; quindi questo laboratorio che verrà messo a servizio di coloro che vedono poco è anche un mezzo per ridare la vista ai più deboli, perché quando una persona non si sente amata, non vede, è cieca!”

Quando ci sono uomini di buona volontà che si mettono in gioco per gli altri, testimoniando con la propria fede e le proprie opere quanto Dio ama, non si può che correre il rischio di osare. Come ci insegna Georges Bernasos, la speranza è un rischio da correre, ma lo è sempre e comunque, quando l’unico vero motivo per credere che nulla sarà vano è l’amore.

 

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