La riflessione pasquale di Padre Nicola Albanesi C.M., Visitatore della Missione
La Carità segno pasquale
Abbiamo bisogno di un nuovo inizio. Mai come quest’anno, dopo un anno dallo scoppio della crisi mondiale dovuta alla pandemia, questo sentimento è così diffuso. Se fosse possibile, “resetteremmo” tutto … Vorremmo/dovremmo “riavviare” … ricreare una nuova socialità, ripensare le leggi dell’economia globale, rafforzare i legami solidali tra popoli e generazioni, ritornare a prenderci cura dell’ambiente e delle vite umane. In una parola: costruire il mondo nuovo!
Ma c’è qualcosa che ce lo impedisce. È un veleno che poco a poco intorbidisce l’ambiente, inibisce ogni tentativo di cambiamento, addormenta le coscienze. Perché di fronte alla violenza fisica, alla corruzione morale, alle tante vittime innocenti, cresce in noi un pesante interrogativo: di fronte al male, nelle sue varie forme, che fare?
Siamo presi tante volte da un sentimento di impotenza e frustrazione. Vorremmo riuscire ad aiutare seriamente i poveri che conosciamo, ci piacerebbe incidere sui meccanismi sociali, fare la differenza per contrastare l’imbarbarimento sociale e culturale a cui assistiamo.
L’interrogativo poi si trasforma in un dubbio radicale: forse non ci si può far niente! E cominciamo a pensare all’ineluttabilità del male. Niente potrà mai cambiare. Di fronte all’ingiustizia e all’esclusione sociale bisogna dunque rassegnarsi.
Eppure, nel Vangelo, Cristo si fa solidale con l’incomprensibile sofferenza degli innocenti, piange la morte di coloro che ama, perdona i peccatori, ha uno sguardo di misericordia verso chi inquina ambiente e rapporti umani. Vuol dire che c’è una forza invincibile: l’onnipotenza del suo amore!
- Giovanni dirà: «noi abbiamo creduto all’amore!» (1 Gv 4,16). Credere all’amore, in ogni situazione, in ogni disastro, in ogni vita compromessa, è una qualità divina! Credere all’amore significa far prevalere sempre le ragioni dell’amore. Ecco il programma di vita!
Dio ci ha regalato una notte per fare nostro questo programma di vita. La notte di Pasqua è il nostro nuovo inizio. E arriva puntualmente una volta l’anno. In questa notte noi andiamo alla fonte. Di Pasqua in Pasqua, avanzando da un inizio ad un nuovo inizio, si costruisce la vita.
Perché se Cristo è risorto, tutto diventa possibile! Allora si può tornare a credere all’Amore che vince tutto, all’Amore che è più forte dell’odio, alla Luce che splende nelle tenebre, alla Vita che trionfa sulla morte!
A Pasqua la luce e la forza del Vangelo aprono un varco nella nostra oscurità. È fuoco, è Spirito. Permette di vivere di Cristo, in noi stessi e per gli altri. Dona un cuore abbastanza largo, una immaginazione sufficientemente aperta, uno spirito abbondantemente ardente, per camminare sulle vie del Regno alla ricerca dei poveri, di chi fa più fatica ad aprirsi alla bellezza della vita.
In questo momento storico la coscienza di molti uomini vive un risveglio senza precedenti di fronte alle sofferenze di tante persone, ai disagi di sempre più persone che si ritrovano in uno stato di povertà. Dappertutto nel mondo ci sono cristiani che offrono la loro vita. Tanti cercano di stare al passo con le evoluzioni sempre più rapide delle società e si mettono a disposizione. Là dove vivono si assumono spesso delle responsabilità molto concrete. Il loro cercare di essere buoni cristiani, non li allontana dall’essere buoni cittadini. Come vincenziani ci siamo sempre formati all’esercizio della libertà come responsabilità. Nella persuasione però che tutto questo è reso possibile dall’Amore.
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita se amiamo i fratelli!» (1 Gv 3,14). La nostra carità ha una radice pasquale ineludibile. Ovunque siamo, instancabilmente il Risorto ci raggiunge e ci invia. E poco a poco, quasi per miracolo, il fuoco della carità di persona in persona, si propaga, si diffonde e vince ogni male!
P. Nicola Albanesi C.M.