A due anni dall’entrata in vigore del Reddito e della Pensione di cittadinanza il bilancio è positivo ma lo strumento va migliorato. Ecco un'anticipazione dell'articolo di Giordano Contu che troverete sul prossimo numero della Rivista Le Conferenze di Ozanam:
Il Reddito di cittadinanza: come sta funzionando
A due anni dall’entrata in vigore del Reddito e della Pensione di cittadinanza il bilancio è positivo ma lo strumento va migliorato. La pensano così le principali sigle sindacali e numerosi soggetti del Volontariato e del Terzo Settore. Per questo motivo il governo guidato da Mario Draghi ha confermato la fiducia al provvedimento simbolo del M5s. Il sussidio economico subirà delle correzioni al fine di intercettare i nuovi poveri creati dalla pandemia, per migliorare l’aiuto alle famiglie e agli immigrati, senza fare aumentare il debito pubblico. Secondo l’Istat nel 2020 c’erano 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, in aumento di un milione rispetto all’anno precedente. Tuttavia, solo una parte di loro ha percepito un sussidio economico. Precisamente 3,7 milioni ha rilevato l’Osservatorio Inps.
Le criticità del reddito minimo
Il Reddito di cittadinanza ha stanziato fondi “significativi” per contrastare la povertà, si legge nel rapporto Ocse 2019. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha ripetuto quanto scrisse nel 1996 alla vigilia della sperimentazione in Italia del reddito minimo. Tuttavia, già allora aveva previsto che l’efficacia sarebbe dipesa “in misura cruciale da sostanziali miglioramenti dei programmi di formazione e ricerca di lavoro”. In questi anni diversi governi hanno cercato di mettere a punto uno strumento equilibrato che servisse a contrastare la povertà, la disuguaglianza e l'esclusione sociale, ma che favorisse l'occupazione. Quando la Società di San Vincenzo De Paoli, tra i fondatori dell’Alleanza contro la povertà, nel 2014 contribuì a promuovere il Reddito di inclusione sociale (Reis), ricordò a tutti la necessità di contrastare la povertà assoluta. La proposta ispirò l’introduzione del Reddito di inclusione (Rei) grazie a cui “la persona aveva un interlocutore costante che costruiva un progetto personalizzato capace di intervenire direttamente nella famiglia”, ricorda Melicia Comberiati, presidente di Alleanza contro la povertà Campania. “Oggi al welfare manca la capacità di creare una infrastruttura sociale e una governance”.
Un salvagente durante la pandemia
In Italia la mancanza di un reddito minimo durante la recessione economica del 2008-2013 “ha alimentato sacche enormi di povertà” ha sottolineato l’Inps nell’ultimo rapporto annuale. Da allora le misure di welfare hanno ridotto il numero di famiglie in povertà assoluta. Tuttavia, per l’Istat le conseguenze della crisi economica prodotta dalla pandemia hanno “azzerato i miglioramenti”. Se nel 2019 le famiglie estremamente povere erano 1,7 milioni, lo scorso anno altre 300 mila sono scese sotto la soglia dell’indigenza. Parliamo di un milione di persone. Per Comberiati è una “fotografia impietosa” dell’aumento della povertà assoluta soprattutto tra le famiglie numerose e di lavoratori a basso reddito. L’Inps ha messo in luce che nel 2020 l’indice di disuguaglianza tra ricchi e poveri si è ridotto. Tra gennaio e settembre 2020 i percettori di Reddito e Pensione di cittadinanza sono stati 600 mila in più. Per la sindacalista Cisl resta la necessità di incidere sulle condizioni strutturali di estremo bisogno che l’emergenza ha solo alimentato. Le stesse che hanno spinto ristoratori, albergatori e partite iva a protestare in piazza. Il Rdc ha tamponato gli effetti economici negativi prodotti dalla crisi sanitaria. Lo stesso ha fatto, temporaneamente, il Reddito di emergenza. Per Comberiati “il Rdc non ha risposto come doveva al principio per cui è nato, perché calibrava tutti gli interventi su un accompagnamento al lavoro che non c’è stato” in quanto mancavano le offerte di impiego. Senza disconoscere le difficoltà della pandemia, “ancora una volta ha prevalso l’impiego di risorse a fini emergenziali”.
Secondo il rapporto Inps 2020 sul Reddito di cittadinanza, in un anno il 26,7 per cento dei nuclei familiari, pari a oltre 245 mila, ha sopravanzato la soglia di grave povertà. Inoltre, tra il 2017 e il 2019 è raddoppiata la percentuale dei cittadini che ha ricevuto un reddito minimo, passando dal 2 al 5,2 per cento. Per Comberiati il Rdc non è stato all’altezza delle aspettative perché non c’è stato un confronto con le Regioni, i Comuni, gli enti territoriali e Centri per l’impiego. Senza questa sinergia è venuta meno la possibilità di accogliere i poveri, intercettarne i bisogni e prenderli in carico. Infatti, spiega, con il Rei in Campania c’erano 8300 punti di accesso a cui rivolgersi, mentre oggi – per ignoranza o per indolenza – “sono alla sbando”. Diverse persone hanno ottenuto il sussidio che spettava loro grazie ai volontari delle organizzazioni cattoliche. “La pandemia ha accelerato l’ingiustizia sociale e ha messo a nudo il fatto che la povertà sia una condizione multidimensionale di tipo educativo, relazionale, minorile e abitativo”, continua la sindacalista Cisl. Adesso con il Rdc “si è persa questa profondità” e manca un interlocutore costante e un piano su misura. L’Ocse promuove questo strumento ma afferma che occorre “stimolare l’occupazione”, rendere “efficaci le politiche di sviluppo regionale” e “rafforzare le capacità a livello locale” di intervenire sulla povertà. Per Comberiati occorrerà anche allargare la platea dei beneficiari. Il miglioramento del Rdc sarà il modo migliore per onorare la Costituzione.