In occasione della Festa del papà, pubblichiamo su OZANAM ONLINE questo interessante contributo di Rossana Ruggiero*
*Opera quale legale dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell'omonima Fondazione.
Giuseppe, l'uomo dell'accoglienza
Dimmi, Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria? Forse, un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio, con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco snello come lo stelo di un fiordaliso? Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di: Jahvé, di un Angelo del Signore, di un Mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo, di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento, che vi sovrastava. Poi, ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu, allora, che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando: “Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te”. Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente [...].
Queste poche righe tratte dal libro di mons. Antonio Bello “La carezza di Dio. Lettera a Giuseppe”, rappresentano l’immagine più densa di significato dell’amore nella famiglia nascente, di quell’amore che nella figura paterna trova il simbolo dell’accoglienza e che ben sostanzia quanto la Chiesa universale ogni anno intende celebrare. Papa Francesco, per il 2021, con la lettera apostolica Patris corde ha scelto di riaffidare a Giuseppe di Nazareth la Chiesa intera, anche in occasione del 150esimo anniversario della sua designazione quale patrono della Chiesa universale, ma anche di celebrare il quinquennio dalla pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare. Come se la scena descritta da Mons. Bello nel 1988 rappresentasse in chiave poetica e letteraria quanto il Santo Padre ci annuncia con la lettera e l’esortazione apostolica con l’intento di ancorarci al valore della Santa Famiglia di Nazareth, al senso della rinuncia per l’altro, al coraggio di dire di sì, all’importanza di essere madre e padre per un figlio, di custodire la famiglia per amore della vita nascente. C’è una sorta di innesto nelle riflessioni del Papa che converge nella parola accoglienza: in fondo, scrive Mons. Bello, Giuseppe, stava lavorando nella sua bottega di falegname e Maria con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della Sinagoga, ignari che le loro vite si sarebbero incontrate fino al punto da rinunciare a sé per accogliersi e accogliere. La lettera Patris corde quasi riprendendo il significato etimologico del nome Giuseppe - che Dio faccia crescere - lo presenta come padre dell’accoglienza, come colui che accetta quanto ai suoi occhi è misterioso rendendo partecipe Maria di qualcosa di proprio, come colui che rinuncia ai suoi piani e si offre nella totalità, si riconcilia con la propria vita per la vita che sorge. Un messaggio che si riverbera nell’Amoris laetitia e si estende alla reciproca accoglienza dei nubendi che si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, all’accoglienza della vita che arriva come dono di Dio. La famiglia è il luogo in cui padre e madre si accolgono, ma sono pronti ad accogliere la vita di un figlio e a proteggere quella vita. Eppure ci sono tante famiglie che hanno difficoltà a mantenere lo stesso passo nel condividere le scelte, ad accettare il proprio ruolo di genitori e, a volte, preferiscono tirarsi indietro, ammettere di aver sbagliato piuttosto che darsi l’opportunità di pianificare un nuovo percorso di vita. Quando i dubbi familiari coinvolgono i figli, è quello il momento in cui occorre fermarsi a meditare sulle proprie azioni perché ogni azione incauta e soggetta alla paura si ripercuote inevitabilmente sui figli. Papa Francesco ci chiede «Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti?», se poi non siamo in grado di rispettare la dignità di un figlio con l’accoglienza nella nostra vita? La legislazione internazionale tutela il diritto inalienabile alla vita del bambino innocente, il diritto di famiglia italiano garantisce e tutela l’interesse del minore e, più in generale dei figli nel contesto familiare, ma il loro valore normativo assume rilievo nel momento in cui questi principi vengono applicati e rispettati. Ogni bambino ha il diritto il diritto di ricevere l’amore genitoriale, necessario per la sua crescita, e di percepire la reciprocità dell’amore del padre e della madre nella stessa misura, non separatamente, non a giorni alterni, né durante le festività.
Occorre, dunque, scavare a fondo nelle dinamiche delle famiglie che hanno perso di vista la bellezza del fare un passo indietro, di rinunciare ai propri piani per il coniuge e i propri figli, che hanno rinunciato ai figli e attraverso l’immagine di Giuseppe riscoprire quel coraggio che spesso manca nelle scelte genitoriali e la scommessa quotidiana di investire sulla fragilità umana.