Dal 20 al 22 ottobre in pellegrinaggio a Pompei

Il pellegrinaggio organizzato dalla Federazione Nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli ODV, ha un obiettivo preciso: che sia soprattutto un’esperienza spirituale. Volutamente, come guida spirituale, ho chiesto alla Presidenza e alla Giunta Esecutiva di mantenere fede allo spirito del pellegrinaggio in sé, quale esperienza di maturazione umana e cristiana. Dal 20 al 22 ottobre 2023 più di duecento volontari vincenziani hanno aderito all’iniziativa, che si svolgerà a Pompei. Padre Valerio Di Trapani, mio confratello, invitato a tenere la catechesi del sabato 21 ottobre, ci ha regalato un assaggio di quanto andremo a vivere, lo trovate sul numero 4/23 della rivista, a pag.19.

Il pellegrinaggio come cammino di conversione

Il pellegrino non è un semplice turista che si mette in cammino con l’unico interesse di ammirare i luoghi d’arte che attraversa o la natura che lo circonda. Di per sé il pellegrino non è neppure un mendicante di silenzio e di solitudine (anche se essi sono ingredienti necessari del pellegrinaggio), dal momento che tali realtà possono essere praticate in qualsiasi luogo appartato,

Il pellegrinaggio religioso, nella fattispecie quello cristiano, è caratterizzato da un’aspettativa di fondo che, anche se variamente motivata a seconda del vissuto di ciascun pellegrino, implica una nostalgia di infinito, di trascendenza, che prima o poi – coscientemente o in maniera irriflessa – fa capolino. In fondo il pellegrinaggio cristiano simboleggia bene la nostra vita terrena. Ci ricorda che siamo fatti di cielo e che il nostro cammino su questa terra altro non è che un pellegrinaggio verso la meta definitiva, che è anche la nostra dimora definitiva, la “Gerusalemme celeste”. È dunque nella prospettiva di un’esperienza del trascendente, di Dio, che il pellegrino si mette in movimento, nella speranza che magari possa anche verificarsi qualche cambiamento a livello esistenziale.

Potremmo dire – senza aver timore di usare una parola grossa – che il pellegrinaggio dovrebbe essere, di fatto, un’esperienza di “conversione”. Per noi vincenziani comporta una conversione verso Dio e verso i poveri! Affinché avvenga qualche cambiamento interiore ed esteriore occorre, però, che si affronti il pellegrinaggio alla luce di alcune dinamiche.

Le “dinamiche” del cambiamento

Quali sono le dinamiche attraverso le quali il desiderio di cambiamento trova la sua realizzazione?

Il “distacco”

Quando si inizia un pellegrinaggio, si fa la scelta di sospendere la routine quotidiana, di deporre temporaneamente il proprio ruolo o la propria professionalità all’interno della società civile e religiosa, e di assumere un’identità diversa, quella di pellegrino appunto, per interagire con lo spazio e il tempo in una maniera diversa e inedita rispetto al consueto tran-tran quotidiano.

In passato, il pellegrinaggio era contrassegnato da una “ritualità” che aveva il compito di evidenziare tale passaggio: scrivere il testamento, indossare vesti e oggetti simbolici (come una croce, una conchiglia, …), accomiatarsi dalle persone care e da ciò che era familiare. Non si dimentichi che, nei casi di pellegrinaggi impegnativi (tipo Terra santa), tutto ciò poteva avere il sapore di un addio! Ancora oggi, dunque, farsi pellegrini e mettersi in cammino significa vivere il distacco dalle cose di ogni giorno, rinunciare a oggetti e abitudini che nella ripetitività quotidiana si ritenevano indispensabili. Ecco perché è importante vivere con sapienza questo processo, ma anche con un piglio un po’ provocatorio, del tipo: “Mettiamoci solo in ascolto!”.

La “compagnia”

Uno dei più grandi letterati tedeschi, Johann Wolfgang Goethe, ha scritto che «l’Europa è nata pellegrinando e la sua lingua è il cristianesimo». Secondo lui, cioè, la coscienza europea sarebbe maturata lungo le vie dei pellegrinaggi, i quali diventavano occasioni di incontri, di conoscenze, di condivisione e di sostegno reciproco.

Anche oggi il pellegrinaggio regala l’esperienza di una compagnia che si sperimenta unita nel condividere momenti di cammino o di sosta che diventano occasione di conoscenza e di dialogo. È un’esperienza singolare di umanità, alla quale contribuiscono anche i non-pellegrini, quelli cioè incontrati casualmente lungo la strada o quelli che supportano il cammino con il loro servizio.

Durante il pellegrinaggio emerge poi quell’elemento costitutivo dell’essere umano che è il bisogno dell’altro. Cade la falsa idea di autosufficienza e si impone la verità che gli altri ci sono necessari, come noi agli altri. Si riscopre, di fatto, quella interdipendenza che ci lega gli uni gli altri, e che ci mostra in maniera eloquente come noi siamo fatti per la relazione: «No man is an island» dice il poeta inglese John Donne. Non va, infine, dimenticata la presenza di una compagnia invisibile durante il cammino: le persone care – vive e defunte – che non sono fisicamente presenti, ma che ciascuno porta nel cuore, e la cui presenza emerge con sorprendente forza nell’interiorità o anche nelle conversazioni. Non sarà dunque il pellegrinaggio a Pompei un cammino di “singole persone”, ma un cammino di Chiesa, di Famiglia Vincenziana, perché, con l’aiuto di Maria, ci prepari in modo più vero ed autentico all’incontro con i fratelli e le sorelle.

La “preghiera”

La preghiera appartiene strutturalmente al pellegrinaggio cristiano. La preghiera è certamente uno degli strumenti con cui il cristiano mantiene vivo il suo rapporto di amicizia con Gesù. Anche il pellegrinaggio può trasformarsi in un’esperienza più profonda di Gesù, e sarà proprio la Vergine Maria a condurci al suo Figlio, ad ascoltare la Parola del suo Figlio.

Cristo sta al centro dei nostri sguardi. Egli è Colui al quale – come scrive S. Benedetto – nulla assolutamente va anteposto (cf. RB 72,11). È un Cristo che va guardato e contemplato, perché, incrociando il suo sguardo, noi sperimentiamo tutta la simpatia che egli riversa su di noi, quella “sympatheia” di cui ha dato soprattutto prova sulla croce, quando, facendosi carico dei nostri peccati, ha patito ed è morto per la nostra redenzione.

Dallo sguardo contemplativo verso Colui che il Padre ci ha mandato perché imparassimo da Lui come ama il cuore di Dio, nasce il desiderio di “stare con Gesù” e di fruire della sua amicizia, per diffondere attorno a noi il profumo del suo amore. Saranno i poveri a godere di questo “profumo”.

Programma aggiornato pellegrinaggio a Pompei

 

Venerdì 20 ottobre:

  • ore 14.00 – 19.00 Sala Luisa Trapani: registrazione partecipanti e accoglienza
  • ore 19.00 cena presso la Sala Luisa Trapani
  • ore 20.15 Basilica: saluti di benvenuto, preghiera di apertura del Pellegrinaggio e illustrazione storico/religiosa della Basilica

 

Sabato 21 ottobre:

  • ore 07.30 colazione negli hotel
  • ore 08.45 – 13.00 visita agli scavi di Pompei
  • ore 13.30 pranzo presso la Sala Luisa Trapani
  • ore 16.30 – 18.30 catechesi presso la sala Luisa Trapani
  • ore 19.30 cena presso la Sala Luisa Trapani
  • ore 21.00 Via Pacis nel piazzale del Santuario (recita del Santo Rosario per la Pace ed al termine ingresso in Basilica, preghiera e chiusura del quadro raffigurante la Madonna di Pompei)

 

Domenica 22 ottobre:

  • ore 07.30 colazione negli hotel
  • ore 09.00 -10.30 momento plenario presso la Sala Luisa Trapani
  • ore 11.00 Santa Messa presso la Basilica, presieduta dall'Arcivescovo di Pompei
  • ore 12.30 pranzo presso la Sala Luisa Trapani
  • ore 14.30 partenze

 

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