La rivista "Le Conferenze di Ozanam" è uno strumento autorevole di formazione e informazione, tuttavia perfino Sant'Agostino, nel de civitate Dei, scriveva: "Tolerabile est semel anno insanire". Così lo scorso anno, nel periodo natalizio, abbiamo proposto questo simpatico articolo del giornalista Luigi Ferraiuolo, firma de il Corriere della Sera e del Corriere del Mezzogiorno, oltre ad essere redattore di Tv2000 e autore del docufilm «Don Peppe Diana, il martire del riscatto». Luigi Ferraiuolo racconta come, attraverso una stratificazione di fantasia e leggende, San Nicola di Bari si sia trasformato nell'immaginario collettivo in Santa Claus. Riproponiamo qui un ampio stralcio dell'articolo:
DA SAN NICOLA A SANTA CLAUS
La vera casa di Babbo Natale
di Luigi Ferraiuolo
Qual è la vera casa di Santa Klaus? Ma esiste davvero Babbo Natale? Beh, di certo la casa non è sperduta nelle foreste della Lapponia e Santa Klaus esiste, davvero, e la sua residenza è più vicina di quanto possiate immaginare. Il suo vero nome è san Nicola. Proprio lui, il santo seppellito a Bari.
Il personaggio sembra decisamente frutto della fantasia, ma è esistito davvero. Nato da una ricca famiglia a Patara – in Turchia, allora chiamata Sarroz, da cui viene il termine “saraceni” – Nicola fu Vescovo di Myra, in Licia, nel IV secolo. Le sue spoglie furono conservate a Myra fino al 1087, quando vennero trafugate da un gruppo di mercanti italiani che le trasportarono a Bari. L’attuale cattedrale fu costruita nello stesso anno. San Nicola regalava cibo e denaro alle famiglie povere, introducendolo anonimamente dalle finestre o, guarda caso, dai camini. Le sue capacità lo collegano, secondo alcune tradizioni, anche a Re Artù e al Graal, di cui sarebbe venuto misteriosamente in possesso, e che sarebbe stato portato a Bari insieme alle sue spoglie (ma questa è un’altra storia).
Il mito dei doni di Babbo Natale
Comunque siano andate le cose, San Nicola assunse nel popolo il ruolo di portatore di doni: un compito che eseguiva, muovendosi su un asinello, nella notte del 6 dicembre, il giorno di San Nicola, per l’appunto. Col passare dei secoli, divenne famoso in ogni nazione: tanto che il latino «Sanctus Nicolaus», che era il suo nome, si trasformò divenendo Nikolaus, Niklas, Nils, Nick, Klaus. Durante la riforma protestante, nel sedicesimo secolo, Martin Lutero, dopo aver eliminato il culto dei Santi, impose la Natività come giorno per donare regali ai bambini, provando a sostituire la figura di Nicola con quella di Gesù Bambino, come dispensatore di regali. Ma l’operazione di Lutero funzionò solo in parte. La traslazione al 25 dicembre prese piede nei paesi cattolici, molto meno in quelli protestanti. Mentre il 6 dicembre, giorno di San Nicola, rimase centrale nei paesi protestanti per i doni. Allora, il luteranesimo trasformò San Nicola in papà Natale, babbo Natale, ricalcando la sua iconografia. Solo che per la consegna dei doni scelsero tutti il Natale. Solo in pochi rimasero legati alla festa del santo il 6 dicembre. Ma tutto ciò non spiega la sua diffusione planetaria. E anche il cambio di identità. Nel Seicento, in Olanda, a esempio, era ancora raffigurato con la mitra, il cappello dei vescovi, in testa.
Come è arrivato negli Stati Uniti e da lì è ritornato in tutto il mondo?
Grazie a olandesi e tedeschi. Infatti il nome olandese di San Nicola, Sinter Klaas, o il tedesco Sankt Klaus (trasformazioni di Sanctus Nicolaus), fu importato dagli emigranti in America. Rientrato in Italia come Sankta Klaus, è solitamente tradotto, sbagliando, con Babbo Natale, mentre è semplicemente San Nicola. Sicché il personaggio vive qui da noi un singolare sdoppiamento e la perdita della sua identità religiosa. Ovvero San Nicola è il santo di Bari, ma non è Babbo Natale. Il nostro Babbo Natale è quello importato dagli americani... Mentre sono la stessa persona. In tempi moderni sono stati aggiunti altri elementi al personaggio. La sua immagine commerciale di uomo rubicondo, con una grande barba, vestito di un abito rosso, è stata creata nel secolo scorso dall’illustratore Thomas Nast, che si è ispirato a una poesia. Infatti, una parte essenziale nella trasformazione di San Nicola in Babbo Natale spetta a Clement Clarke Moore, scrittore di New York, che nel 1823 scrisse la poesia «A Visit from Saint Nicholas» («La Visita di San Nicola»), in cui rappresentò il Santo di origine saracena come un elfo rotondetto, con la barba bianca, vestiti orlati di pelliccia, alla guida di una slitta trainata da renne e latore di un sacco pieno di giocattoli.
La descrizione di Moore fu ripresa per il Natale del 1862 dall’illustratore Thomas Nast, che raffigurò sulla diffusissima rivista statunitense «Harper’s Weekly» Babbo Natale con giacca rossa, barba bianca e stivali. Santa Claus, poi, abiterebbe al Polo Nord insieme a elfi espertissimi nel fabbricare giocattoli e si muoverebbe su una slitta trascinata da renne volanti.
In Russia, nonostante san Nicola sia il protettore nazionale, il simbolo commerciale americano di «San Nicola|Babbo Natale» è stato sostituito, durante l’epoca comunista, con «Nonno Gelo». La sua slitta è trainata da cavalli, non da renne; e i regali li consegna a fine anno, il 31, non il 25; perché non si voleva fare un favore ai cattolici (in realtà sarebbe stato un regalo ai protestanti, come detto). In Canada, invece, hanno deciso che Babbo Natale abita dalle loro parti e hanno anche un codice postale apposito.
Ma dove abita davvero Babbo Natale, come ci domandavamo all’inizio? La dimora di Babbo Natale cambia a seconda delle tradizioni. Negli Stati Uniti si sostiene che abiti al Polo Nord (sistemato per l’occasione in Alaska); mentre in Canada il suo laboratorio è indicato nel Nord del Paese. In Europa è più diffusa la versione che lo colloca in un villaggio vicino alla grande città finlandese di Rovaniemi, in Lapponia, esattamente nel Circolo Polare Artico. Secondo i norvegesi, abita a Drøbak, dove si trova l’ufficio postale di Babbo Natale. Nei paesi dove viene identificato come san Basilio viene talvolta fatto abitare a Cesarea, in Cappadocia, cioè in Turchia.
La vera casa
Ma noi sappiamo che la vera casa di Babbo Natale è la cattedrale di Bari! Ma non ditelo a nessuno. Al massimo chiedete a papà e mamma di portarvici.
Mi colpisce però che i baresi non abbiano ancora aperto un loro ufficio postale dedicato a San Nicola o una casa museo da visitare. Loro possono farlo. Ci pensi, signor sindaco! Decaro sorride e di rimando: «Dovete solo venirci a trovare».