Il Resto del Carlino di Ascoli pubblica, martedì 16 febbraio 2021, un bell'articolo di Daniele Luzi sull'emergenza, non solo sanitaria, ma anche sociale, provocata dalla pandemia nella città di Ascoli. Lo riportiamo di seguito:
«Il Covid ha raddoppiato le richieste d’aiuto»
Enrico Paoletti, presidente della San Vincenzo de Paoli: «Adesso ci sono più di mille persone a cui diamo assistenza»
L’emergenza sanitaria ha avuto, fin dal primo momento, anche delle conseguenze economiche. Con il lockdown della primavera 2020, poi, i problemi di coloro che sono stati costretti a fermarsi si sono acuiti, anche perché i ristori non hanno compensato le reali perdite delle aziende. Con l’estate c’era stata l’illusione che il peggio fosse alle spalle, poi da settembre la curva epidemiologica ha ripreso a preoccupare e ha portato con sé altre chiusure e blocchi.
Un andamento che ha costretto sempre più persone a dover chiedere aiuto: infatti sono stati tanti gli ascolani che hanno fatto richiesta dei buoni spesa Covid (il nuovo avviso è stato pubblicato in questi giorni e servirà a individuare i destinatari di 150mila euro avanzati dal precedente bando) e in generale le domande di sostegno si sono moltiplicate. Oltre alle istituzioni pubbliche, in campo ci sono tanti enti ed associazioni che cercano di alleviare queste difficoltà, ma anche per loro tenere il passo delle richieste comincia a diventare sempre più complicato.
«Siamo passati da poco più di 100 famiglie assistite prima del Covid alle 247 di oggi, che significano oltre mille persone»: Enrico Paoletti, presidente del Consiglio Centrale della Società di San Vincenzo de Paoli che opera sul territorio piceno attraverso nove conferenze, ha spiegato quali e quanti sono i problemi che giornalmente si presentano davanti a chi cerca di aiutare chi è in difficoltà a causa dell’emergenza economica scaturita dalla pandemia. «Attraverso il Banco alimentare e l’autofinanziamento – ha spiegato ancora Paoletti – distribuiamo pacchi alimentari alle famiglie che hanno bisogno. Di certo il numero degli assistiti è cresciuto in maniera esponenziale in questi mesi e ora ci troviamo ad aiutare anche molte persone che non ricevono da troppo
tempo la cassa integrazione.
Molti di loro – ha spiegato il presidente della San Vincenzo De Paoli – vogliono ripagarci in qualche modo dell’aiuto e quindi ci danno una mano. Diventa una questione di dignità, perché quando un padre di famiglia si trova a non poter pagare le bollette, magari perché la cassa integrazione è ferma a settembre, è difficile accettare la situazione». Il riferimento di Paoletti è alle categorie artigiane, che vivono un problema di ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali dovuti al passaggio attraverso gli enti bilaterali, che a loro volta possono versare quanto dovuto ai lavoratori in cassa soltanto dopo aver ricevuto i fondi necessari dallo Stato: un sistema che si è inceppato più volte in questi mesi e che, si spera, si possa sbloccare al più presto. «Anche perché – ha concluso Paoletti – molti non rientrano nemmeno tra i beneficiari di ristori e altri aiuti economici, quindi quella diventa la loro unica fonte di reddito».