Firmato il Protocollo d’Intesa tra Ministero della Giustizia e San Vincenzo

Arriva una nuova speranza per imputati e indagati in messa alla prova. Un nuovo passo avanti nella promozione di pene alternative al carcere che offre la possibilità di reinserimento nella società attraverso il lavoro di pubblica utilità.

ROMA 26/09/2024 - “Tutte le misure alternative al carcere, in particolare i lavori di pubblica utilità, rappresentano importanti strumenti di risocializzazione dell’imputato – condannato, di maieutica civica e di prospettiva assistenziale. Sicurezza sociale e misure di comunità devono andare al passo con la fattiva adesione dei condannati/imputati, ai quali lo Stato offre un’opportunità da non sprecare”.

Con queste parole, Antonio Sangermano, capo del dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità ha introdotto la riunione che si è tenuta ieri – 26 settembre 2024 – presso la sede del dipartimento, in cui il Viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha sottoscritto tre protocolli d’intesa a carattere nazionale  per promuovere la stipula di convenzioni locali per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità finalizzati alla messa alla prova dei maggiorenni, con l’obiettivo di risarcire la comunità per il danno causato e contribuire alla prevenzione della recidiva, sensibilizzando e coinvolgendo l’imputato attraverso una presa di coscienza circa il valore delle azioni e le ricadute comportamentali che le stesse hanno nella vita sociale.

Francesco Paolo Sisto, che si dice convinto che  il futuro del carcere è fuori dal carcere”,  ha dichiarato che: L’appartenenza, qualunque essa sia, non deve far venire mai meno l’attenzione ai valori fondanti che sono quelli della comprensione, dell’aiuto, anche della severità per certi versi ma comunque nella umanizzazione del nostro lavoro, neo-umanesimo sanzionatorio, che non vuol dire essere meno severi, vuole dire essere severi ma consapevoli della dimensione in cui questa severità si va a collocare. Questo neoumanesimo trapela dalla nobiltà delle istituzioni che sono impegnate e che ci danno l’onore oggi di sottoscrivere questi protocolli, perché il mantenimento di questo asset valoriale é per noi un grande impegno. La firma è soltanto un punto di partenza, il nostro impegno è quello di darle un valore di implementazione e di efficienza“.

I protocolli si propongono anche di favorire la stipula di accordi locali volti all’accesso a programmi di inclusione sociale per i soggetti in carico agli Uffici di esecuzione penale esterna.

Con il primo protocollo, firmato con il presidente nazionale di Salesiani per il Sociale, don Francesco Preite, l’associazione si impegna ad accogliere gli imputati maggiorenni per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità presso le proprie strutture, prevalentemente in attività di tipo socio-educativo a favore di soggetti minorenni e in condizioni di marginalità sociale.

Il secondo protocollo, firmato con l’avvocato Alessandra Itro, delegata dalla Lega nazionale per la difesa del cane – L.N.D.C. – Animal Protectionfavorirà l’implementazione del ricorso all’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova per adulti attraverso l’ampliamento e la differenziazione delle opportunità di svolgimento del lavoro di pubblica utilità in attività connesse al benessere dell’animale e alla tutela del patrimonio ambientale, rispettando le specifiche attitudini e le competenze personali di ciascun imputato.

L’ultimo protocollo, per ordine ma non per importanza, è quello sottoscritto con Paola Da Ros, presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV in cui i soggetti ammessi ai lavori di pubblica utilità presteranno attività di supporto ai servizi socio-assistenziali e socio-sanitarie dell’associazione, rivolte a persone in stato di bisogno e di emarginazione, sia individuali che collettive.

Il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità per il tramite deli Uffici di esecuzione penale esterna garantirà la corretta gestione della messa alla prova per gli imputati adulti e il pieno rispetto dell’attuazione dei protocolli.

“È un progetto in cui credo molto, perché ogni vita merita una seconda possibilità” dichiara Paola Da Ros, Presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV.

"È fondamentale – prosegue la Presidente Paola Da Ros – promuovere misure alternative alla detenzione, come la messa alla prova. Queste offrono a chi ha commesso reati di lieve entità una vera opportunità di riscatto, mettendosi al servizio dei più vulnerabili e diventando una risorsa per l’intera comunità. La messa alla prova è una misura inclusiva che permette al reo di sviluppare competenze relazionali, senso civico e solidarietà, trasmettendo valori importanti. In questo modo si recupera l’umanità soffocata dal reato e si restituisce alla pena il suo vero significato: non una semplice punizione, ma uno strumento di rieducazione".

“Infatti, mentre la giustizia tradizionale può risultare prevalentemente punitiva – prosegue la Presidente Paola Da Ros - la messa alla prova attraverso il lavoro di pubblica utilità- ha il potere di trasformare e reintegrare le persone nella società. È una visione che affonda le radici nel carisma del fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, il Beato Federico Ozanam, che in una lettera a François Lallier nel 1836 scriveva: "La Carità è dolce e calda, e spesso ottiene ciò che la giustizia, da sola, non può raggiungere".

Un ringraziamento speciale va alla Dott.ssa Antonella di Spena, Direttore Ufficio III - Direzione Generale per l’Esecuzione Penale Esterna e di Messa alla Prova, per averci aiutato a realizzare questo prezioso obiettivo.

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