Mi chiamo Francesca e sono un’insegnate di scuola media da più di 35 anni.
Si dice che fare l’insegnante sia il mestiere più bello del mondo ed in parte è vero perché si è a contatto con il futuro del mondo.
Da sempre mi sono interessata ai problemi del pianeta, in particolare a quelli che riguardano il Sud del mondo, il colonialismo e il neocolonialismo, la povertà, la fame.
E sono convinta che le cause della povertà nei Paesi in via di sviluppo siano da attribuire in larga misura ai Paese ricchi del Nord del mondo che hanno tutti i vantaggi nel mantenere i Paesi poveri nello stato di sudditanza e dipendenza economica.
E così da qualche anno sono volontaria nelle botteghe del Commercio equo e solidale, per cercare di sostenere dei progetti che aiutino le persone nei loro Paesi, offrendo loro un lavoro pagato il giusto.
E da una decina d’anni ho iniziato l’adozione a distanza con la Società di San Vincenzo De Paoli sostenendo Gerson Alexander, un ragazzo tetraplegico grave che vive in Guatemala.
Purtroppo è immobilizzato in una carrozzina e non è in grado di apprendere quasi nulla; nel tempo le sue condizioni di salute non sono migliorate.
Non ricevo aggiornamenti (lettere e/o foto) ma sapere che posso aiutarlo a vivere all’interno di una struttura protetta che gli garantisce le medicine, le cure necessarie, mi dona gioia.
Sono felice anche quando penso agli altri bambini che grazie ad una piccola somma di denaro potranno studiare, giocare e vivere serenamente.
Quelli che riescono ad andare di persona a conoscere i bambini adottati a distanza tornano in Italia “diversi”, ricchi di pace e con l’accresciuta consapevolezza che ognuno ha tanto da dare alle persone che nascono nella “parte sbagliata del mondo”.
Un’adozione a distanza permette alle bambine e ai bambini di crescere nella loro comunità originarie, portando beneficio a tutta la collettività; è un’azione che si può definire essenziale per arginare il traffico di esseri umani che cercano disperatamente altrove un futuro migliore.
Sono assolutamente favorevole all’apertura dei confini e all’accoglienza, ma penso che la strategia più giusta sia l’educazione e l’istruzione nei paesi di origine, combattendo ignoranza, povertà, violenza. Un’adozione a distanza può veramente fare la differenza.
Io penso sempre che potrei fare molto di più, tutti potremmo fare di più, ma mi consola una frase del Talmud che recita “Chi salva una vita salva il mondo”.